Credito per l’Africa

– Al Sindaco
– Al Presidente del Consiglio Comunale

Ordine del Giorno: Credito per l’Africa.

La strage di innocenti a Lampedusa si è avvitata in un triste dibattito tutto interno, come a rimirarsi l’ombelico, per rivedere la Legge sull’Immigrazione.

La priorità politica è invece quella di sviluppare il Mediterraneo e l’economia del Continente africano, solo così si potranno evitare le guerre e le migrazioni di massa.

L’esodo biblico di tanta povera gente che fugge dall’Africa è causato da politiche malthusiane per il controllo delle materie prime: l’Africa è solo un fornitore di materie prime ed è tenuto sotto scacco con la destabilizzazione sistematica e la limitazione all’esercizio del diritto sovrano allo sviluppo economico degli stati nazionali. 

https://twitter.com/nobigbanks/status/387128678787727360

Altre volte in passato è capitato, già nel febbraio 2011 si parlò di emergenza migranti dopo che la Croce Rossa ebbe lanciato l’allarme per il “rischio catastrofico” di un esodo di proporzioni bibliche dai paesi della sponda sud del Mediterraneo: dall’Algeria alla Tunisia e al Marocco, dalla Libia all’Egitto, dallo Yemen alla Siria, al Libano, alla Giordania, all’Arabia Saudita, all’Iran, al Bahrain; con le popolazioni in rivolta che protestavano non soltanto contro la fame, gli aumenti del prezzo del cibo e la disoccupazione ma anche contro l’oppressione e la corruzione delle élites reazionarie al potere.

Si continua, anche dopo la tragedia di Lampedusa, ad evitare di indicare le soluzioni sistemiche per soccorrere le popolazioni africane: bambini, donne, anziani, malati, portatori di handicap difficilmente possono migrare in Europa e per loro il futuro è segnato, a meno che non intraprenda una vasta azione di riforma.

Nonostante la denuncia di molti governi circa la pericolosità dei titoli finanziari derivati sui prodotti alimentari (ed i generi di prima necessità) e la gravissima crisi del sistema finanziario che aiuta con i salvataggi chi specula a scapito del sostegno delle attività produttive, proprio nel momento in cui servirebbero investimenti lungimiranti nell’economia reale.

“Le unità di misura dei costi di investimento non sono solo i milioni di dollari, ma l’assenza di guerre, i milioni di esseri umani sottratti alla fame, la pace sociale, la coscienza internazionale” così parlavano i progettisti italiani di TRANSAQUA, sviluppato dall’impresa italiana Bonifica, del gruppo IRI, a partire dal 1972, che intendevano intervenire – ma non fu mai finanziato – per ripristinare le condizioni originarie del Lago Ciad, oggi ridotto a meno di un ventesimo di quello che era appena 50 anni fa, che creerebbe un’area di sviluppo agricolo larga come la Lombardia, genererebbe una notevole capacità di produzione idroelettrica e formerebbe il nocciolo di una infrastruttura di trasporti pan-africana.

Lo sviluppo è il nuovo nome della pace, ammoniva Papa Paolo VI, pertanto vanno trovate le risorse per finanziare la costruzione di grandi infrastrutture, idriche e di trasporto, questa è la via per avviare lo sviluppo africano.

Fao, Fmi, Ue, Banca Mondiale hanno invece guidato la trasformazione verso i progetti piccoli, e nemmeno le associazioni di beneficenza, le Ong, si sono poste l’obiettivo delle infrastrutture sistemiche, accettando l’idea che i cambiamenti saranno per forza piccoli e limitati. Così è negata la costruzione di dighe, canali, sistemi di irrigazione moderni. Una tragedia perpetrata sfruttando anche chi ha buone intenzioni.

Poichè Prato è la città delle oltre cento nazionalità, da sempre aperta al mondo, non possiamo non guardare con preoccupazione ai fatti che accadono in Nord Africa e nel Medio Oriente,

pertanto questo Consiglio comunale, in segno di vicinanza politica con quei popoli,

invita il Sindaco e la Giunta Municipale ad attivarsi presso il Governo italiano e l’Unione Europea per affrontare alla radice i problemi dell’Africa, chiedendo pertanto di:

limitare la speculazione sui mercati finanziari e mettere a disposizione il credito per finanziare lo sviluppo, che equivale a sostenere che:

1) occorre varare un piano Marshall per lo sviluppo integrato delle infrastrutture per l’energia, l’acqua e i trasporti.

2) l’attuale sistema finanziario va riformato e convertito in un sistema creditizio basato sui principi dello standard “Glass-Steagall” per la separazione delle attività economiche ordinarie dalla finanza speculativa, (come voluto nel 1933 da Franklin Roosevelt per fermare la speculazione e rilanciare l’economia reale, e ripreso da molti paesi europei).

Prato, 09 ottobre 2013

Massimo Carlesi

Nicola Oliva

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